Le belle storie di Natale

26 Dicembre 2016
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Le belle storie di Natale

È finito un pranzo di Natale prezioso al Centro di solidarietà Palazzolo. Tra gli ospiti di un momento sereno e di vera pace, tutti seduti alle tavolate allestite dai volontari Caritas, c’era anche sua Eccellenza Franco Manenti, seduto accanto a don Giancarlo. Si è trattato di un pranzo insolito ma intenso, composto da poche persone, che sentivano l’urgenza di raccontarsi, di sentire vicino il proprio prossimo ascoltando e parlando di sé. Il Natale richiama il calore della famiglia, della gioia, dei doni e delle persone che si riuniscono, ma sappiamo che per alcuni sfortunati il Natale è un periodo di sofferenza, che sottolinea ancor più la solitudine e quel desiderio di affetto di calore che non si può soddisfare. Come spesso accade si chiacchiera poco, durante questi pranzi, perché aprire il proprio dolore e le proprie sensazioni agli sconosciuti è difficile, ma a Natale la magia sa arrivare anche ben oltre la nostra immaginazione. Così una signora, volontaria, dopo aver cucinato ed essersi seduta con gli altri, ha raccontato: “Io vengo qui per sentirmi in famiglia. Oggi sarei stata da sola, ma qui è molto meglio”, poi un’altra donna ha spiegato di essere presente al pranzo di Natale con il marito e la figlia, e dopo aver presentato i suoi cari ha spiegato che non aveva mai vissuto un’esperienza come questa, perché lei, da non praticante e da non credente, si sente alla ricerca di qualcosa di più profondo e forse un pranzo così intimo e silenzioso poteva essere uno spunto per partire verso questa ricerca.

Allora, sciolto il ghiaccio, hanno parlato gli ospiti. Q. dice a tutti la sua storia, M. parla con rare parole e più con gli sguardi, con la sua solita timidezza e delicatezza, un altro signore si presenta e spiega di essere musulmano: “È la seconda volta che mangio con un vescovo, la prima accadde in Marocco, quando studiavo in un istituto francese gestito da suore cristiane. Già allora mi aveva colpito la bellezza dello stare insieme in pace, di mangiare insieme, gomito a gomito, cristiani e musulmani”. E poi ha ringraziato per la grande accoglienza, per l’ospitalità che in un luogo come il Centro di solidarietà si respira, segno di pace e di attenzione verso tutti. Le frasi di A. sono commoventi, dice che non vorrebbe rovinare un giorno così speciale come il Natale, e quindi non racconterà la sua storia e le sue difficoltà. La mamma di E. è al piano di sopra che riposa, ha 39 di febbre: “Per fortuna siamo accolte qui, a questo pranzo, altrimenti non sapremmo davvero dove stare”.

Sono le vite degli altri, le vite che galleggiano nell’aria e si lasciano respirare. Alla fine, quando ormai i commensali sono pochissimi, un uomo si avvicina al vescovo e gli dà la mano. “Grazie per questo luogo” gli dice “e per le persone che sono qui. Ero passato, poco fa, e non sapevo se si poteva entrare. Ho provato a suonare e avete deciso di accogliermi. Ora esco, e non so dove andrò, ma ho passato un bellissimo momento. E quindi grazie. Grazie.”

Questo è il Natale. Questo il Natale che ci piace sentire.

 

26 Dicembre 2016
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